Alessandra Cappellotto e il CPAWomen
Le istituzioni dietro al ciclismo femminile.
Oggi vi porto a conoscere il mondo degli apparati che si celano dietro le quinte del settore del ciclismo. A parlarne è Alessandra Cappellotto, la prima donna italiana della storia a conquistare un titolo Mondiale di Ciclismo su Strada.
Alessandra ha una lunga storia d’amore con questo sport e da ormai diversi anni è alla vice presidenza di A.C.C.P.I. (Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani) l’ente che già dal 1946 si occupa della tutela dei diritti dei corridori e che per un’idea nata da Giorgia Bronzini (ex Professionista, pluricampionessa del Mondo e ora Direttrice Sportva del Team Femminile Trek-Segafredo) è stata la prima associazione al mondo a creare un apparato interamente dedicato alle donne.
COM’E’ NATO IL CPAWOMEN
A dieci anni dal suo ritiro dalle corse Alessandra ricevette una telefonata dallo stesso Presidente di ACCPI Cristian Salvato, che la invitava ad unirsi al gruppo, lei accettò e da lì ebbe inizio la sua lotta per le questioni femminili. Per capire in che modo la Cappellotto si sia battuta in questi anni è bene prima comprendere come siano strutturate le istituzioni.
Alla base di tutto ci sono i corridori, i quali si rivolgo ai propri comitati nazionali (es. ACCPI per l’Italia, ACPS per la Svizzera, AAPC per l’Australia..), a loro volta i comitati si rivolgono al C.P.A. (Ciclisti Professionisti Associati) l’ente internazionale per la tutela dei ciclisti di tutto il mondo che funge da tramite tra i maggiori organi internazionali quali l’UCI (Unione Ciclistica Internazionale) e il Comitato Olimpico Internazionale con le Federazioni Ciclistiche presenti in tutti continenti.
Creare comitati femminili in tutto il mondo
Alessandra cominciò a muoversi su una scala più ampia quando, partecipando alle riunioni proprio del CPA, ebbe modo di chiedersi se non fosse possibile che anche il comitato internazionale si adeguasse all’esempio italiano istituendo un apparato specifico per il ciclismo femminile. Iniziò così a proporre l’idea ai vari comitati nazionali e tra i primi ad aderire ci furono Spagna e Portogallo, seguì poi l’America e finalmente, quattro anni fa, nacque il CPAWomen che aveva e tutt’ora ha come referente proprio la Cappellotto.
Lo scopo di questo apparato è quello di creare comitati femminili (indipendenti o associati a quelli maschili) in tutti gli stati del mondo in cui il numero delle atlete lo permetta. Da che è partito il movimento sono nati comitati anche in Francia, Belgio, Polonia, Messico e persino in Africa. Quest’ultima infatti è una questione che sta molto a cuore ad Alessandra.
La maggiore esponente del movimento africano è la pluricampionessa Ashleigh Moolman-Pasio (ora in forze al Team CCC-Liv) e l’obiettivo è quello di creare sempre più identità nazionali. Per questo motivo è già stato fondato il comitato Nigeriano che, a differenza degli altri Paesi è partito dall’ambiente femminile per proseguire solo dopo con quello maschile; e adesso è in cantiere la creazione di un ente nel Rwanda.
In questo paese in particolare le cicliste sono molto ammirate poiché dopo il terribile genocidio, sono diventate una vera e prorpia speranza per il popolo.
Ugualmente si sta cercando di omogeneizzare anche le realtà del Sudafrica e del Sudamerica, ma come possiamo immaginare e come conferma la stessa Alessandra: “La vera sfida è comprendersi!” ma aggiunge che in ogni caso “ciò che mi preme è far capire a queste ragazze che qualcuno le tutela, che possono avere gli stessi diritti e le stesse possibilità che vengono date a tutte le altre e soprattutto voglio che possano sentirsi parte di un gruppo unico in tutto il mondo”. Ecco invece alcune delle iniziative già attive per conto del CPAWomen.
La filosofia di Alessandra è: “non ci devono essere differenze tra uomini e donne”.
L’obiettivo è quello che venga assegnato una volta per tutte il titolo di “Professioniste” anche alle donne. A seguito di anni di lotte da parte delle cicliste di tutto il mondo si è arrivati ad istituire i “Women’s World Tour Team”, ovvero squadre che diventano vere e proprie datrici di lavoro tutelando le atlete con garanzie quali stipendi minimi, assicurazioni, contributi, maternità, TFR.
L’iniziativa è stata attivata da quest’anno ed andrà via via aumentando; si pensa che possa essere ben consolidata a partire dal 2023. A questo proposito anche l’UCI è intervenuto chiedendo ai Team del panorama World Tour maschile di attivarsi per correre in aiuto al progetto, ed è già stata data un’ampia risposta, che sta aiutando le donne a crescere sempre di più. Quello che si cerca infatti non è indipendenza, ma collaborazione. Anche i maggiori enti organizzativi stanno dando adito al progetto, inserendo prove femminili in concomitanza con i programmi delle gare maschili (es. Giro delle Fiandre, La Course by Le Tour de France, Strade Bianche..).
Corse, montepremi, più rispetto e consapevolezza
Alessandra si sta dedicando inoltre ad un aumento dei montepremi per cercare di arrivare quantomeno ad avvicinarsi ai premi in palio per gli uomini. Va considerato che le proposte in atto sono moltissime e altrettante sono quelle che ancora dovranno avere luogo, ma la Cappellotto si dice molto positiva.
Pensa che il movimento femminile sia in forte crescita, che stia acquisendo sempre più rispetto e consapevolezza ed è proprio questo che dà speranza a tutto il movimento, fortemente coalizzato per un obiettivo comune.